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Posts Tagged ‘Pensieri’

E se

23 Agosto 2009 15 commenti

E se dicessi che mi commuovo ogni volta che vedo un film in cui alla fine Lei trova l’amore della sua vita che la sposa con un matrimonio romantico in riva al mare? E se dicessi che avrei voluto fare la ballerina perché la danza è una delle poche discipline che fonde il corpo con la mente? E se dicessi che soffro terribilmente all’idea di non avere bambini? E se io non fossi solo una donna intelligente, autonoma e solida, ma fossi anche una persona che sogna e che s’innamora di chi riesce con uno sguardo a farla sentire compresa, amata, stimata e desiderata? E se avessi lottato tutta una vita per costruire un’immagine, vera sì, ma anche conforme a quello che ci si aspettava da me, lontana dagli schemi che la società impone e critica allo stesso tempo, svuotandoli e riempendoli di significato a seconda delle occasioni?

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Ma in fondo chi è che lo sa?

25 Luglio 2009 29 commenti

La mia vita dovrebbe essere diversa.
Tanti anni fa, durante una festa di Capodanno con gli amici del mio fidanzato di allora, ci eravamo dati un appuntamento virtuale per la fine del secolo, 31 dicembre 1999. Dovunque e con chiunque fossimo stati, ci saremmo incontrati per festeggiare insieme, un pò come avviene in Fandango quando, prima del matrimonio di uno di loro, i Groovers vanno a trovare “l’amico D.O.C.” seppellito da qualche parte in Messico.

Non abbiamo rispettato l’appuntamento, tutti tacitamente d’accordo. Tre mesi dopo quel Capodanno, il nostro amico Giovanni perse la vita in un fatale incidente automobilistico. Uno di quegli incidenti in cui le probabilità di vivere o morire sono esattamente le stesse. Erano in tre, due ne sono usciti quasi illesi.

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Confessioni di una mente ‘paurosa’

2 Luglio 2009 11 commenti

Tutte le parole accumulate nelle ultime 72 ore si scompongono e ricompongono a velocità folle nella mente. Si accoppiano e scoppiano, formando pensieri e frasi sconnesse che singhiozzano come amanti abbandonati. Provo a farle uscire dalla bocca e dalle mani, ma sento la voce di un’altra che dice ciò che pensa e che sente. Una morsa le attanaglia lo stomaco, le strozza la voce, e le lettere suonano sincopate, stonate a volte, frammentate dalla paura.

Chiudimi questa cazzo di bocca con un bacio. Toglimi il respiro fino a farmi morire. Voglio rinascere come campo arato pronto per la semina. Bagna la mia terra con acqua di sorgente, rinfrescami le idee, aiutami a far nascere germogli.

Vomito parole per riuscire a placare lo stomaco, ma resta la nausea di cento sigarette e il corpo provato dopo la tensione e lo sforzo…  Seduta al buio, davanti a un sipario, cerco di accantonare i pensieri perdendomi nei corpi che danzano sinuosi al ritmo di mani e chitarre, ma balzano agli occhi, tra tanti, i movimenti rigidi e legnosi di chi non riesce a sincronizzare il corpo con la mente. Inizio a muovere i fianchi cercando quel movimento che genera vita, ma non ci riesco, le membra stanche e spossate da troppe notti insonni. Mi manca il respiro a furia di reprimere quel grido strozzato rimasto in gola dal giorno in cui ho visto la luce.

E ora tu mi dici che posso, che devo far sentire la mia voce. Mi chiedi di lasciarmi andare, di godere come non ho mai fatto in vita mia, ma io resto paralizzata, schiacciata da una sconfitta annunciata che rende inutile qualsiasi tentativo di ribellione. Stresso la mente per placare il corpo, ma non ho alcuna resistenza, non ho più controllo su ciò che sento, basta una parola, un gesto, uno sguardo e la resa è totale.

Sdraiati accanto a me, accarezzami fino a sfinirmi. Sciogli tutte le mie resistenze e provami che posso fidarmi di te, anche solo per una notte. Regalami un sonno tranquillo, convincimi che non devo avere paura delle tue carezze. Dimmi che non merito solo botte e insulti, asciuga le mie lacrime con la tua bocca e resta sdraiato su di me fino a che il battito del mio cuore non tornerà regolare”.

Chiudimi la bocca, non farmi parlare. Dimmi cosa devo fare e io lo farò, ma per favore, non lasciare la mia mano adesso, muoio di paura.

Undermyskin

27 Giugno 2009 11 commenti

Sotto la mia pelle c’è un fascio di muscoli e nervi allenato a tenere duro, ma la pelle è così sensibile che basta uno sguardo, una nota, una voce o un sogno ad allentarli. Non ci sono confini a ciò che possiamo permetterci emotivamente, contrariamente ai limiti che la realtà materiale c’impone. E la mia pelle sente, registra e reagisce.

Nonostante l’autocontrollo che dalla nascita ci hanno insegnato a esercitare, ho assistito impotente alle reazioni del mio corpo senza che la ragione facesse in tempo a dire la sua. Reazioni giuste o sbagliate, non per chi era lì a osservare, ma per le conseguenze che ho sempre pagato in prima persona. E, voglio dirlo, i conti più salati sono stati pagati fino all’ultimo centesimo, non ho debiti emotivi. Magari potessi avere la stessa situazione sul mio conto in banca.

Tutte le persone che in qualche modo hanno fatto parte della mia vita non hanno più alcun credito nei miei confronti. Ho dato sempre più di quanto avrei dovuto, per sensi di colpa, per bisogno di approvazione o per la sindrome della gheisha, senza mai chiedere niente di più di quello che mi si voleva dare. Non è che in questo sia molto cambiata, non mi piace e non m’interessa chiedere, però i nervi e i muscoli m’impediscono di dare quello che potrei e vorrei a chi non è capace di accarezzarmi. E, incredibile ma vero, le carezze le ricevo sempre da chi meno me le aspetto.

P.S. Posto il video di questo pezzo che la radio ha trasmesso oggi, mentre ero in macchina. Dinanzi a me nuvole nere si addensavano sulla strada gettando strane ombre sulla campagna intorno.  Se avessi avuto un’altra auto, forse, avrei proseguito per chissà dove. Quando ho sentito le note di Wish You Were Here mi è tornata in mente una persona. Qualcuno che non vedo da almeno 5 anni, l’unico uomo della mia vita che non è mai tornato indietro. Lui mi ha accarezzato davvero e poi se ne è andato dandomi un sonoro ceffone. Non lo meritavo, lui lo sapeva, ma non ha saputo fare altrimenti. Credo di avergli regalato una nuova vita, lo spero almeno. Non ho rimpianti, né rimorsi. Spero stia bene e credo pensi spesso a me, probabilmente più di quanto non faccia io.

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Tenerezza

15 Ottobre 2008 21 commenti

Ci pensavo l’altro ieri, mentre percorrevo il tragitto che separa la mia casa dal garage dove alberga il mio scooter (con quello che pago è a 4 stelle!): in questo periodo in cui tutta la vita materiale mi crea problemi ma riesco comunque a conservare serenità e determinazione, cosa mi manca? Di cosa sento davvero la mancanza? La risposta è salita dalla pancia alla testa senza che avessi il tempo di analizzarla, mi manca la tenerezza.
Quella tenerezza che è negli occhi di chi ama anche i tuoi difetti, di chi ti resta accanto perché vede oltre. Quella che puoi vedere negli sguardi dei genitori, ma loro spesso neanche li vedono i difetti, oppure negli sguardi di chi ti vede e ti ama per quello che sei.

Sono stata fortunata, perché sicuramente due volte nella vita ho beneficiato di quel tipo di tenerezza anzi, forse qualcuna in più, ed è proprio per questo che ne sento la mancanza.

A volte provo a ricordarla o a immaginarla negli occhi di chi mi sta lontano, ma non è la stessa cosa e penso che spesso le persone non hanno tempo per la tenerezza, impegnate come sono a correre dietro al tempo. Invece, io la coltivo la tenerezza che provo, anche se le persone per cui la provo, forse, non la vedranno mai.

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