di|stàn|za
s.f.
1a spazio che intercorre tra due luoghi, due cose, due persone e sim.
1b geom., d. di due punti: segmento di retta che congiunge due punti
2 estens., lontananza: a causa della d. ci vediamo raramente
3 estens., intervallo, spazio di tempo: tra me e mio fratello c’è una d. di tre anni
4 fig., differenza, diversità: c’è un’incolmabile d. tra le opere di questi due scrittori
5 sport, nelle gare di corsa, la lunghezza del percorso: coprire la d. in tempo di record
Ma come si misura la distanza che c’è nelle parole? Parole buttate a caso, oppure no, ma comunque pronunciate con il tono che ti porta a mille miglia di lontananza da chi le dice…
Non ci sono unità di misura per queste distanze, eppure sono le più difficili da colmare.
A volte non si colmano mai.
Stasera ho sentito una grande distanza nelle parole, nei toni e anche nelle assenze.
Amo le parole e di loro abuso. La prima parola che ho pronunciato, ero piccola ma proprio piccola, è stata “palla“… Ho imparato a leggerle, pronunciarle, poi a scriverle e ne ho scritte tante, tantissime. Quando le rileggo a volte me ne compiaccio e altre… beh, alcune volte resto sconvolta. E sì, perchè mentre i pensieri, soprattutto quelli più folli, si perdono nelle pieghe e negli anfratti della quotidianità, le parole scritte pesano come macigni.
Non puoi far finta che certe cose non siano mai accadute, non puoi leggerle con la tua mente nuova senza accorgerti, ora, che qualcosa davvero non funzionava… parole astratte, deliri irreali e illusorie credenze, manco fossimo nell’epoca dello Sturm und Drang...
Da una parte, l’armonia di parole belle, anche quando sono dure e dolorose, dall’altra, parole “ammalate” come se un virus avesse corrotto il cervello, alterando qualsiasi percezione.
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