Buon viaggio capo Brody

13 Giugno 2008 7 commenti

Si è spento l’11 febbraio, all’età di 75 anni, Roy Scheider. Aveva un tumore, ma non è riuscito a sconfiggerlo come aveva fatto con quello Squalo che lo aveva reso tanto famoso. Infatti, sebbene considerasse l’interpretazione di Bob Fosse in All that Jazz il suo ruolo migliore, è come capo della polizia di Amity che tutti lo ricordano: quel poliziotto terrorizzato dall’acqua in cui tutti gli spettatori si identificavano pensando, come lui, “ci serve una barca più grande… “. La battuta, che non era contenuta nel copione ma fu un’uscita spontanea di Roy Scheider, è stata votata nel 2005 dall’American Film Institute e si è classificata trentacinquesima nella lista delle 100 frasi più celebri del cinema.

Un uomo meraviglioso, ha detto di lui l’amico Richard Dreyfuss, un attore eccezionale, diciamo noi, meraviglioso comprimario accanto a Dustin Hoffmann e Lawrence Olivier in Il maratoneta e al fianco di Gene Hackman ne Il braccio violento della legge, che gli valse una nomination agli Oscar come Miglior Attore non protagonista. Non furono da meno i ruoli da protagonista tra i quali, oltre a All that Jazz per il quale ebbe una nomination come Miglior Attore Protagonista, ricordiamo Tuono blu, 2010 l’anno del contatto, Il segno degli Hannah e Una squillo per l’ispettore Klute (1975), film che rappresenta il vero e proprio esordio cinematografico dell’attore dopo alcune apparizioni in serie TV e in un paio di film poco rilevanti. Ora il nostro Martin Brody naviga senz’altro in acque più tranquille di quelle solcate dall’Orca e, certamente, nessuno di noi dimenticherà quel suo viso “storto” per via del naso da pugile che la boxe gli provocò da adolescente, regalandogli un’indimenticabile ‘faccia da cinema’.

 

Cosa c’è di male se mi manchi?

18 Maggio 2008 9 commenti

Non pensavo che fossi il frutto della mia immaginazioneVoglio pubblicare oggi questi miei pensieri, appuntati circa due mesi fa, perchè incredibilmente corrispondono ai miei pensieri di oggi e raccontano la stessa situazione che, puntuale come un orologio, si è ripresentata alla mia porta. Forse la morale è che per cambiare le cose bisogna essere in due, non basta che uno provi a vivere l’altro mostrandogli nella quotidianità che si può essere felici, attimo dopo attimo, senza dover per forza razionalizzare le proprie sensazioni.

Oggi è una bella giornata ed è trascorsa solo una settimana dall’ultima volta che ci siamo abbracciati, baciati parlati. Non chiedermi perchè, ma sentivo che quello che ci stava capitando nascondesse “una fregatura”. Tutti mi dicevano “stai tranquilla, hai solo paura di soffrire… “, ma io che, qui lo dico e non lo nego, difficilmente sbaglio a percepire gli altri, sentivo qualcosa che non mi faceva stare tranquilla.

Eppure, diversamente dalle altre volte, mi sono sentita abbastanza forte da mettere da parte le mie paure e lasciarmi andare in un rapporto i cui rischi erano ripartiti molto poco democraticamente: 80% a me e 20% a te.

Sinceramente, non ho razionalizzato i motivi della mia ansia, perchè la mia pelle e il mio corpo vivono serenamente anche senza l’intermediazione del cervello. Ho imparato che, in alcuni casi, la razionalità non serve a chiarire, ma aumenta la confusione, alimenta le paure, blocca gli istinti più sani e ferisce con parole che non corrispondono ai movimenti interni, quelli veri. Quindi, mi sono detta, vivi e non pensare, godi e sviluppa la tua nuova sensibilità, il resto lo scoprirai solo vivendo.

Poi qualcosa è successo, d’inspiegabile per me, ma per te così reale da farti stare male (ancora Lucio Battisti torna a sottolineare i momenti della nostra breve storia)… e così è finita.

Sono stata molto triste in questi giorni, perchè ci avevo creduto.
Avevo creduto alla sintonia, ai libri letti e raccontati, ai film visti, alle chiacchiere e a quella complicità che ogni volta si faceva più profonda. Ma, soprattutto, avevo creduto alla sensazione di benessere provata tutte le volte che siamo stati insieme, anche quando siamo soltanto andati a cinema o abbiamo visto un Dvd. Ho creduto ai fatti e ho messo da parte le parole, ho creduto a te che non sai mentire e agli abbracci che mai mi erano sembrati così veri.

Ecco, mi manca quella sensazione di condivisione, la piccola grande gioia di raccontarti i miei pensieri dopo un concerto e scoprire i tuoi, sincopati ma mai banali.
Mi manchi e non c’è niente di male a sentire la tua mancanza, né a dirlo, anzi a scriverlo, perché anche se non potrò più vivere quei momenti con te, questa volta non ho paura di perdermi o perdere una parte di me stessa. Questa volta sono stata diversa e ho creduto che lo fossi anche tu.

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2008: l’anno di Sean Penn

7 Maggio 2008 Commenti chiusi

La notizia rimbalza nel Web ormai da quattro giorni: Sean Penn presiederà la giuria del 61° Festival di Cannes che si svolgerà nella settimana dal 14 al 25 maggio.
La scelta dell’attore e regista americano” ha detto il direttore del Festival Thierry Frémauxera scontata, poiché Sean Penn rappresenta il cinema indipendente americano, un aspetto dell’America che ci piace“.
Il regista, che ha presentato il suo ultimo film Into the Wild alla Festa del Cinema di Roma, ha dichiarato di essere onorato e impaziente di fare il Presidente al Festival di Cannes, anche perchè considera questa nomina come un segno di riconoscimento nei confronti della nuova generazione che si è affacciata sulla scena cinematografica.
Dunque, sembra proprio che il 2008 sarà l’anno della riscossa per l’attore premio Oscar nel 2004 con Mystic River. Se non per quanto riguarda la sua vita privata, visto che il 28 dicembre ha divorziato da Robin Wright dopo 16 anni d’amore, 11 di matrimonio e due figli, sicuramente il nuovo anno non sarà avaro di soddisfazioni professionali per lui. Prosegui la lettura…

Programmatore Mon Amour

6 Maggio 2008 6 commenti

Homo SapiensVentanni fa non esistevano, anzi, quei pochi che c’erano non costituivano di certo una categoria, ma oggi ogni azienda, prima o poi, direttamente o indirettamente, si avvale del loro supporto. Sono programmatori, analisti software e hardware, sistemisti, insomma tutti quei professionisti che, solitamente, se ne stanno in silenzio dietro a un monitor fino a quando non ti forniscono ‘la soluzione finale‘. La maggior parte di loro, quelli bravi aggiungerei, è di poche parole, a domanda risponde e ti saluta se t’incontra, ma difficilmente prende la parola e tantomeno l’iniziativa.

Il programmatore che t’invita a prendere un caffè, in genere, ha altre mire e nella maggior parte dei casi scopri che vorrebbe ‘connettersi‘ con te in maniera diversa da come si connette al suo computer. Prosegui la lettura…

Tim e Serena: la strana coppia!

5 Maggio 2008 1 commento

Domenica sera o, per meglio dire, notte è andata in onda su Rai Tre l’intervista di Serena Dandini a Tim Burton (qui il video). Il regista ha incontrato la brava e simpatica conduttrice del talk show Parla con me, in occasione della presentazione del suo ultimo film Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street . Serena, che non fa mistero della sua passione per Tim Burton (dichiara di aver visto dieci volte Mars Attacks!) esordisce dicendo di essere molto emozionata per l’intervista, ma anche rassicurata dal fatto di avere un taglio di capelli simile a quello del regista…! I due parlano del musical, che ha ottenuto due Golden Globe, miglior film e miglior attore, e tre nomination agli Oscar tra le quali quella a Johnny Depp che in questo film canta per la prima volta nella sua carriera. Tim parla di questo suo ultimo progetto, del rapporto con il “suo” Johnny, di Edward mani di forbice e di Ed Wood, con estrema disponibilità e cordialità, mostrando di trovarsi a suo agio con Serena Dandini. L’intervista è interessante e divertente, un’ottimo esempio del fatto che c’è ancora qualcuno capace di fare buona televisione! Tim Burton, d’altro canto, è un genio: s’intuisce dalla sua semplicità, più che dalla stravaganza e il suo ultimo film, in sala il 22 febbraio, non deluderà certamente i suoi estimatori.

 

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