La mia incapacità nel giardinaggio è cosa nota ai più e, direi, condizione difficilmente modificabile. Ci ho provato, più volte, accompagnando le cure di base con parole dolci e suadenti. Speravo che chiedendo scusa per l’inesperienza a ogni singolo cespuglio avrei allungato la loro permanenza sulla mia terra. Però, a quanto pare, le piante difficilmente cambiano strada, il loro ciclo di vita continua a prescindere.
Così, in base a un tacito accordo tra me e il mio giardino, lascio che ogni singolo arbusto sia libero di crescere ed espandersi in maniera naturalmente selvaggia. Almeno finchè acqua e luce lo consentano o fino a che il ramoscello, stufo della monotonia, non decida di morire per poi rinascere da un’altra parte più assolata o, magari, più in ombra.
Da quando abbiamo raggiunto questa sorta d’equilibrio, spuntano spesso fiori solitari o ‘fagioli magici‘ che modificano l’aspetto della mia piccola striscia di terra in modo creativo e spontaneo.
L’unico rammarico è il plumbago… Si tratta di una spalliera verde che ha messo le sue radici subito fuori della porta finestra e che, in teoria, dovrebbe produrre dei delicati grappoli di fiori azzurro/violetto.
L’ha fatto, ma solo il primo anno, poi niente fiori solo una marea di rami fogliosi. Contrariamente a tutti gli altri plumbago che, dal chiosco del fioraio al giardino di mia madre, colorano l’orizzonte di azzurro violaceo, il mio ha deciso di preferire il verde.
Stamattina, però, quando ho aperto la finestra ho trovato la sorpresa: due nuove infiorescenze spiccavano tra il cespuglio di foglie!
Sembrava che mi stessero dicendo: ‘vedi, anche nel tuo giardino selvaggio possono nascere i fiori!’. Quei piccoli ed esili grappoli erano come una sorta di pollice verde che mi dava l’ok. Il mattino mi ha sorriso e ho sentito che, nonostante la fatica di questi giorni, le cose procedono nella direzione giusta e lo conferma anche la natura!
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