Premesso che:
1. quelle di quest’estate non sono vacanze, ma solo una pausa per staccare dal lavoro
2. una settimana al mare è oggettivamente poco
3. ma meglio di niente…
è arrivato il fatidico momento della valigia, quello che io temo di più perchè:
1. mi riduco sempre all’ultimo minuto
2. ho sempre paura di dimenticare qualcosa di fondamentale
3. la valigia è sempre troppo piccola…
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‘A girl with caleidoscope eyes’
Non l’ho mai scritto qui, anche se l’ho detto in vari modi, ma il nick che uso per scrivere su quest blog, Lucy Van Pelt, l’ho scelto per diversi motivi.
Il primo, il principale, è che come il personaggio di Schultz vivo dietro un banchetto dal quale, spesso mio malgrado, dispenso consigli e incoraggiamenti. Non sono furba come Lucy, però, e non mi faccio pagare. Ma, del resto, non sono nemmeno cinica e pratica come lei.
Non sono stata consapevole da subito di questo ruolo. In famiglia ero considerata una “musona”, un’asociale, una strana insomma, non come tutte le ragazzine tutte cuori e pupazzi di pelouche, ma tutti sapevano che ero abbastanza matura e, nel momento del bisogno, mi tiravano in causa.
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Come ricorda un amico, fine lettore, quando lavoravo nell’editoria scrissi uno dei primi articoli sui blog. Era il 2001 e durante la tragedia delle torri gemelle, non riuscendo ad accedere ad alcun sito istituzionale, mi misi a navigare in cerca di news. Nel marasma e nella concitazione di quel giorno, trovai in rete la pagina di Andy Chest che descriveva in tempo reale ciò che vedeva dalla finestra del suo ufficio, situato due isolati più in là del World Trade Center. Ricordo che non pensai affatto a che strumento utilizzasse per comunicare in tempo reale, so solo che le sue descrizioni mi fecero accaponare la pelle. Le notizie che leggevo non avevano nulla di giornalistico, ma vedere ciò che accadeva attraverso gli occhi di una persona comune mi teletrasportò immediatamente sul luogo del disastro. Prosegui la lettura…
“Il rimpianto si differenzia dal rimorso in quanto nel rimpianto si ha senso di colpa per non aver compiuto una certa azione, quindi senza sapere l’esito, mentre nel rimorso si ha senso di colpa per aver compiuto un’azione, ma aver sbagliato“. (Wikipedia)
Bene, anche Wikipedia me lo conferma: non ho rimpianti né rimorsi.
A gg
Avrei potuto scrivere una storia di fantasia
se tu non fossi andato via.
Eri per me l’ispirazione
anche se non ne avevi la convinzione.
Fiabe, filastrocche e rime nuove
si scrivono per i bambini
o per un grande amore,
ma non hai mai saputo quanto mi batteva il cuore.
La prima volta che batteva forte te l’ho detto
e in pochi istanti siamo finiti a letto.
Pensavo alla fregatura che nascondevi
ma tu mi baciavi e sorridevi…
Ho sentito forte la tua mancanza
sveglia, nella mia stanza
senza il tuo respiro da inseguire
per riuscire finalmente a dormire.
A te ho pensato con rimpianto
convinta che entrambi abbiamo perso tanto
poi un bracciale d’oro ho ritrovato
è stato un sogno ma l’ho ricordato
e piano piano la tristezza se n’è andata
lasciando il posto a una tenerezza ritrovata.
Giusto o sbagliato che sia
il tempo solo c’indicherà la via.
P.s. Chiedo scusa per le rime infantili, non so scrivere in poesia, ma questa è una dedica e così doveva essere.
“Da una parte c’è la scatola della donna potente, dall’altra la scatola della fidanzata e della moglie. E io non so come stare nelle due scatole”.
“Io non voglio vederti in una scatola. Ti amo proprio perchè non ci stai”.
Calista Flockart e Rob Lowe in Brothers&Sisters, 1°episodio 2°stagione
Ci ho pensato molto a questa frase e, sebbene ognuno di noi sia convinto di usare le scatole solo per conservarci foto, lettere e altri ricordi, capita sempre un momento della vita in cui senza accorgersene ci si ritrova chiuso dentro. E ci si chiede: ma chi mi ha messo dentro questa scatola? A ben guardare, nessuno ha il potere di rinchiuderci a meno che non siamo noi stessi a chiederlo. Il discorso sembra scontato, ma la riflessione di questi giorni è: attualmente non sono rinchiusa in nessuna scatola e questo dopo aver combattuto lunghe battaglie per uscire da quelle in cui mi avevano spinto a entrare, eppure mi ritrovo circondata da “inscatolati” e questo, a volte, mi fa sentire isolata.
Ci sono momenti, per fortuna solo momenti, in cui subisco il fascino delle scatole e cerco di capire in quale dovrei entrare… poi, però, mi rendo conto che non sarei più capace di starci dentro e allora cerco di trovare qualcuno che ne voglia uscire per venire a vedere il mondo con me. Ma le scatole sono comode e, credo, il mondo dovrò andarlo a vedere da sola (come del resto faccio da anni).
V-Visitors