Scrivo
Scrivo, stanotte, senza avere un argomento preciso. Scrivo per scaricare la tensione, nonostante le mani tremino ancora per lo sforzo di mantenere la calma. Non riesco a mostrare quella solidità affettiva su cui poter fare affidamento e su cui, peraltro, qualcuno conta. Io ci sono, ma lo sguardo sperduto mi tradisce e rivela il dolore che provo per una perdita che non mi riguarda, ma mi appartiene. Gli occhi parlano più della mia bocca. Si sgranano, si addolciscono, prendono fuoco e si allagano come fossi un bambino che assiste all’atterraggio di un’astronave aliena.
E vorrei chiedere scusa per non riuscire a essere più forte. Per non riuscire a trattenere lacrime egoiste dinanzi a chi deve poter piangere sulla mia spalla. E vorrei dire grazie a chi comprende la complessità di queste emozioni e mi sorprende con una delicata ma intensa presenza. A chi divide con me il peso di parole violente dette nel momento sbagliato. Persone meravigliose che sanno rassicurare con un abbraccio, che sanno amare con un sorriso, che non fuggono anche se avrebbero voglia di farlo. Persone che si fidano e ti aprono il cuore, che ti regalano ‘grazie di cuore’ e che non hanno paura di mostrare i loro sentimenti.
Se potessi mettere tutte queste persone su una bilancia otterrei il peso di una vita spesa a cercare di migliorare. Una vita in cui la cosa più difficile è stata imparare a non fidarsi sempre degli altri. Ma che vita è se pensi che ovunque siano annidati potenziali nemici? Non so vivere così… non voglio vivere così. Ora, però, in questo momento di grande dolore, ritrovo sguardi e abbracci che mi restituiscono fiducia. Bevo da questi cuori per spegnere una sete mai placata. E non mi sento sola.
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