L’uomo che fissa le capre
Da oggi nelle sale italiane 😀
Sembrerà assurdo, ma per avere la speranza di vedere il nuovo film di Alejandro Amenabar (The Others, Mare dentro, Apri gli occhi) dedicato a Ipazia, matematica alessandrina inventrice del planisfero e dell’astrolabio, donna di grande cultura che fu protagonista della prima battaglia tra scienza e fede, bisogna firmare una petizione. Il film, infatti, non piace alla chiesa per il suo atto d’accusa nei confronti dei fondamentalisti religiosi e nei confronti del vescovo di Alessandria che perseguitò la donna fino alla morte. Ad oggi, i distribuitori italiani tacciono e non esiste una data di uscita nelle sale del nostro paese.
Mi sembra follia. O, peggio, ordinaria amministrazione.
Io ho firmato qui.
Se volete visitare il sito ufficiale del film potete farlo qui.
Intanto, date un’occhiata al trailer che ho trovato sottotitolato in italiano.
Mi piace guidare. Da sempre. Non sono spericolata, rispetto le leggi e sono agile quanto basta per sopravvivere al traffico di una città come Roma. La macchina, però, la uso raramente.
Per la maggior parte del tempo vado in moto, attualmente uno scooter. E’ il mio mezzo ideale e lo guido ormai da parecchi anni. Decisamente più comodo, più economico e più veloce. Anche più divertente, direi.
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Per ognuno di noi il cinema corrisponde alle immagini di uno o più film che hanno ‘sfidato‘ il nostro immaginario, ma è difficile identificare in un unico film o nel lavoro di un solo regista il ‘Cinema’. Stasera, però, vedendo The Imaginarium of the Doctor Parnassus ho pensato che Terry Gilliam è per me il cinema, come lo sono Tim Burton, Quentin Tarantino o Alfred Hitchcock. Nomi che hanno poco o nulla in comune se non la capacità d’inventare e creare illusioni. Forse, per me, il cinema è illusione e il film di stasera è stato un fantastico viaggio in una favola dove il bene e il male si confrontano sul terreno comune della vita e dove, come in tutte le fiabe che si rispettino, il lieto fine giunge a consolare delle perdite subite.
Sento.
Ascolto le parole
vuote della ragione.
Sono fredde, seppur accorate
e chiedono conforto alle mie parole.
Teoremi che cercano dimostrazioni,
ragione che pretende motivazioni.
Un dolore che vuole essere lenito
e continua a chiedere le cose sbagliate.
Attacco il telefono e respiro.
Richieste, solo richieste.
Stessa forma, stessi contenuti.
Rispondo, ancora
a qualcuno che spero comprenda.
Progetti di cose semplici
la gioia di rivedersi.
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