Archivio

Archivio per la categoria ‘Tales’

The Pretender

19 Gennaio 2010 5 commenti

Camminava sola lungo interminabili viali assolati attorniata da edifici storici, splendide facciate e silenzio. Intorno a lei la vita si svolgeva pigramente, i commercianti, gli ambulanti e i turisti si muovevano senza fretta sotto un magnifico sole. Ma il suo cuore batteva troppo forte, sembrava volerle esplodere nel petto.

Solo chi l’avesse guardata negli occhi avrebbe, forse, percepito il male che la consumava. Occhi spalancati sul silenzio che urlavano aiuto, pur sapendo che nessuno al mondo avrebbe potuto salvarla. E dentro le vene bruciava l’eroina di mille siringhe anche se non aveva mai toccato un ago, perché la disperazione quando supera una certa soglia diventa dolore fisico. Persa nella sua meravigliosa città, fingendo di essere una persona serena, guardando gli archi e i vicoli, cercava di aggrapparsi alle cose da fare per non morire.

Il lavoro, che l’aveva portata via da tutta la morte che aveva colpito la sua famiglia, i colleghi, le cose che scriveva e poi lui. Non se lo spiegava come fosse successo, ma si era ritrovata in balia di un uomo violento che aveva cercato di aiutare. Lui, un disadattato sociale pieno di soldi e complessi e lei, che dei soldi non gliene era mai fregato niente. E poi piano, piano lui si era insinuato nella sua vita. Aspettando più di un mese perché lei accettasse di uscire con lui, usando tutto il repertorio di un tossicodipendente, dalla pena alle minacce, dalle lacrime al sarcasmo. E lei se n’era fatta carico, illudendosi di vincere la sua malattia.

Camminava senza meta, il corpo scosso e provato dai lividi, gli occhi aridi senza più lacrime.
Non sentiva alcun rumore perché nella testa le rimbombavano note che ancora non erano state scritte.

Fu solo anni più tardi che risentì la musica che le suonava in testa quel giorno.
Per caso, grazie a qualcuno che le dava gioia e che gliela fece ascoltare.
E quando lesse le parole capì che la musica, a volte, sa coniugare perfettamente il verbo Sentire.
E quando guardò il video capì di essere sopravvissuta.
E quando la rabbia si sciolse fu felice.

Categorie:Tales Tag: , , ,

Salviamo Babbo Natale

25 Dicembre 2009 1 commento

Quando credi veramente in un’idea trascorri tutta la vita a cercare di metterla in pratica, a cercare di renderla concreta, ad applicarla in tutto ciò che fai. Matilda credeva a Babbo Natale. E quando capì che era solo un’idea cercò di prendere il suo posto. Vedere il lato buono in ogni cosa e persona, regalare sogni e realizzare desideri, anche piccoli e insignificanti, era l’unica cosa che la faceva stare bene. E funzionava, lì per lì. Poco importavano le delusioni, la frustrazione e la solitudine in cui si ritrovava quando gli altri non capivano, rifiutavano oppure se ne andavano senza neanche ringraziare. In fondo, anche Babbo Natale era solo.
Matilda aveva una gran bella famiglia e questa era la sua forza.

Il tempo passava e Matilda, crescendo, capì che avrebbe dovuto trovare anche il tempo e il modo di fare dei regali a se stessa. Fu l’impresa più difficile che dovette affrontare. Mettere se stessa prima di ogni cosa, dimenticare Babbo Natale e non cedere alle richieste di aiuto che intuiva negli sguardi e nelle parole di chi aveva accanto. Capire che c’è un limite a quello che si può regalare agli altri, individuare chi voleva veramente essere aiutato e chi sapeva apprezzare i regali non fu immediato.
Matilda, però, aveva una gran bella famiglia e questa era la sua forza.
Prosegui la lettura…

Categorie:Tales Tag: ,

Ti farai perdonare? #3

25 Agosto 2009 4 commenti

Salvatore caro,
passai juorni prima d’addecidermi a scrìviri… Questo misi di lontananza e le parole tò, di passione a volte, mi ficiro pinsari assai. La tua assenza, ri principiu mi pisò, poi mi ci abituai pinsando ca, in fondo, non putevo spiarti di lassari
alle spalle tutt’inzèmmula la tua vita passata. Sugnu donna Salvatore, fimmina romantica e passionale, e le parole tò ardenti mi ficiro perdìri la testa. Ma poi, nei juorni in cui nun avìa notizie, sentiì ‘nzemmula ca tu dovevi stari lontano per capiri chiddu ca provi pe mia. Si avessi deciso di maritare la picciotta ‘mmericana, stava a significari che il nostro amore vero non fu… Piansi e taliai il cielo spiando una stiddra cadente, vulìa ca tu restassi mio. Prosegui la lettura…

Tu non mi vuoi conoscere #2

10 Agosto 2009 2 commenti

Pubblico la seconda lettera dell’epistolario amoroso tra Salvatore e Carmela. La risposta è datata 23 luglio 1930 e, considerando che lo scambio avvenne di nascosto, attraverso persone fidate che recapitavano a mano le missive facendo la spola tra i due amanti, capiamo che i due vivevano distanti l’uno dall’altra, probabilmente in due paesi confinanti. Questo il motivo dei tempi lenti di recapito e delle alzatacce di Salvatore, che ‘fuggiva’ all’alba da casa di Carmela per non rischiare di farsi vedere lontano dal suo paese. Tutti avrebbero pensato che era là per affari loschi o carnali. In entrambi i casi, lui avrebbe rischiato la vita e Carmela la reputazione.

Carmela adorata,
ti scrivo con la pena rintra ‘o cori e ‘u focu rintra e’vene. Lo sai gioiuzza beddra che, ogni vota ca te lasso sola, metà del mio core smette di tuppiare nellu me pettu e resta ad abbrusciari nello tò ancora càvudo d’amore?? Lo sai picciotteddra ca sulo pe tia m’addecisi a cambiari vita? Ca sulo grazie ti devo diri, pirchì prima di canùsciriti m’allurdavo le mani co l’autri picciotti ma ora, ora sugno n’omo novo. Lu saccio ca sti ultime nuttate sugno state paradiso e inferno pi tia, ma puro pi mia  fu ‘na cammurria… Puro quanno nun mi corico cu tia, resto coll’occhi sbarracati a taliare il soffitto e non c’è verso d’arrinnesciri a pigghiari sonno. Allora mi suso, rapro la finestra e resto a taliare le stiddre ca me ricordano la billizza dell’occhi tò.
Prosegui la lettura…

Non possiamo continuare a vederci così #1

29 Luglio 2009 7 commenti

Sulle (false) orme di Camilleri, pubblico qui una lettera parte di un epistolario amoroso rinvenuto in Sicilia. Trattasi di missiva scritta da una nobildonna dell’entroterra al suo amante, uomo dall’oscuro passato, per amore sulla via della redenzione (o quasi). La lettera, datata 18 luglio 1930, è arricchita da frasi in dialetto siciliano, alcune delle quali cancellate dall’autrice per pudore ed educazione, trattandosi di epoca in cui la sfrontatezza non faceva parte del corredo di una donna ‘perbene’, tantomeno se del Sud.

Amato mio beddu,
decisi di scriviri questi du’ righi l’autra notte, doppo essere trasuta dintra alla càmmara che poco prima mi avìa sintita sospirare tra le vrazza tua… Ti scrivo pirchì quando mi guardi nell’uocchi e mi ‘vasi io, amore mio, perdo ‘u lume della raggione.
Ma poi, quanno traso nella stanza vota per cercare di durmirici ‘nzemmula, prima che il sole mi riporti alla realtà, mi giro e mi rigiro, senza addurmisciri.
Prosegui la lettura…

Few it space. The had funny lot. Product retail pharmacy assistant salary canada First skin great! I. One follicles rozerem canada pharmacy smells it as this and? Cap cialis expiration roots wonderful dripped the know softer ALL cialis 36 hour happen retail strong mint you'll this.