… che non scrivo. Ne ho pensati tanti di post: dalle sale d’attesa delle cliniche che cambiano a seconda della zona in cui si trovano, alle considerazioni sui rapporti e sull’amore; dalle rivendicazioni personali a quelle sociali; dallo sconforto per un paese che fa tristezza a quello per un lavoro sempre precario; dalla vita che va vissuta giorno per giorno perché non sai mai quando finisce, alla vita vissuta giorno per giorno perché non sai mai quando finisce! La vita, quindi, ha preso il sopravvento e sono successe tante cose senza che ne lasciassi traccia. La traccia la lascio per me, sia beninteso, e scrivo perché mi piace e per ricordare. Quindi, se dovessi fare una sintesi di questo mese:
1. ho ‘regalato’ circa 1000 euro alla sanità convenzionata;
2. la pressione è regolare
3. ma i trigliceridi fanno dei ‘rave’ nel mio fegato
4. anche l’utero me le manda a dire…
5. non ho ancora pagato 2 multe vecchie… o 3?
6. ma ho pagato il garage, anche se ci vuole fegato a chiamarlo tale (ma ‘sto periodo c’ho un fegato…)
7. la caldaia è andata e non torna più, ma qualche volta rilascia acqua calda nei termosifoni in memoria dei vecchi tempi e nonostante i 30° (e più) di Roma
8. ho cominciato a parlare seriamente di ristrutturazione di casa
9. altrettanto seriamente so che non avrò mai i soldi necessari se non chiedo un prestito
10. passerò il resto della mia vita a lavorare per pagare rate, forse sarò assunta il giorno in cui andrò in pensione (e già sarebbe un privilegio), non avrò una pensione di cui vivere
11. il mio ‘ammore’ prosegue nel migliore dei modi, tra rose, profumi, diete e Fnac e a breve sarà passato un anno!
12. la mia analisi, invece, si è interrotta
13. si avvicinano le ferie e la fine del contratto. Nè per le une, né per l’altro mi è consentito fare progetti.
14. sogni: risolvere tutti i problemi di salute; andare al mare per il mio compleanno; riuscire a passare una serata con i miei amici in modo spensierato; fare una piccola vacanza con il mio ‘ammore’ in una città che non conosco; cominciare a ristrutturare casa
15. Va tutto bene.
Martedì notte ho sognato che per un’emergenza avrei dovuto sostituire una ballerina in un concorso di danza. Preoccupata, facevo notare la mia incapacità, ma un uomo che avrebbe dovuto essere il mio partner nella gara, e che era il maestro di ballo, mi prendeva tra le braccia e iniziava a farmi volteggiare. Mi diceva che mi avrebbe insegnato in un pomeriggio, perché ero abbastanza portata (?!) per imparare in fretta. In effetti, ballando con lui capivo che avrei potuto farcela…
I sogni non son desideri, come cantava Cenerentola, ma a volte ti fanno svegliare con una consapevolezza in più e con l’idea di riuscire a fare qualcosa che ritenevi impossibile.
P.s. E no, non mi iscriverò a un corso di danza, no
🙂
E’ il mio lavoro. Quando mi sono iscritta all’università, questa figura professionale non esisteva. Non potevo neanche desiderarlo quando ero piccola, perché il web non c’era. A sei anni volevo fare la benzinaia. Crescendo, mi si sono confuse le idee e più che a un lavoro, ho sempre pensato a un’azione specifica: volevo scrivere e poi disegnare.
La penna e la matita.
Ho fatto entrambe le cose per lavoro. Oggi disegno per passione e scrivo per lavoro. In realtà, non è ancora quello che vorrei fare. Quando dico scrivere mi riferisco a storie, romanzi, racconti e/o fiabe, non certo a progetti editoriali, news o comunicati. Per anni sono stata caporedattore ed editor in una casa editrice. Ho scritto editoriali e articoli, news e recensioni, ma quello che mi piaceva di più erano gli editoriali, anche quando li scrivevo per una rivista a fumetti per bambine, firmandomi con il nome di una fatina dai capelli rossi.
Prosegui la lettura…
Ti ho sentito intenzionato, ieri.
Come se avessi messo da parte ogni cosa per dedicarti esclusivamente a me.
Così è stato.
Nel tono della voce, più che nelle parole, ho sentito una spensieratezza rara, per te.
Mi hai sorpreso, che bello!
Ti fidi di me, hai detto. Mi rendi felice a volte, sai? E stanotte ti ho sognato.
Il volto non era il tuo, ma eri tu.
Ovunque, vicini, abbracciati, ci baciavamo, soli fra gente che non vedeva.
Resta, al risveglio, la sensazione di un contatto fisico profondo, intimo.
L’impressione di essere ancora rannicchiata tra le tue spalle…
Che strana cosa, l’invisibile presenza di un rapporto che non ha cardini, né presupposti.
Nessuna aspettativa, né progettualità, nemmeno l’idea di renderlo diverso da quello che è.
Una rara occasione per ‘sentirsi’ e capire qualcosa in più di noi stessi,
senza lasciarsi distrarre dalle implicazioni materiali di un rapporto.
Cammino per la mia strada, lontano da te
vicina a qualcun altro, a volte anche migliore di te.
E conservo dentro di me l’immagine di tante bolle di sapone.
Le vedi trasparenti, ma assumono i riflessi della luce,
le insegui con gli occhi come fossi bambino.
Ti bagni le dita con acqua e sapone
e ti resta addosso profumo di pulito,
e ti resta dentro la leggerezza di un gioco.
Sussurri, e soffio per farne di nuove,
le mani bagnate prima di ricominciare.
Bolle di sapone, attimi con te.
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