E’ il mio lavoro. Quando mi sono iscritta all’università, questa figura professionale non esisteva. Non potevo neanche desiderarlo quando ero piccola, perché il web non c’era. A sei anni volevo fare la benzinaia. Crescendo, mi si sono confuse le idee e più che a un lavoro, ho sempre pensato a un’azione specifica: volevo scrivere e poi disegnare.
La penna e la matita.
Ho fatto entrambe le cose per lavoro. Oggi disegno per passione e scrivo per lavoro. In realtà, non è ancora quello che vorrei fare. Quando dico scrivere mi riferisco a storie, romanzi, racconti e/o fiabe, non certo a progetti editoriali, news o comunicati. Per anni sono stata caporedattore ed editor in una casa editrice. Ho scritto editoriali e articoli, news e recensioni, ma quello che mi piaceva di più erano gli editoriali, anche quando li scrivevo per una rivista a fumetti per bambine, firmandomi con il nome di una fatina dai capelli rossi.
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Mi è sempre piaciuto leggere. Immergermi in storie fantastiche o nelle vite di personaggi più o meno immaginari mi ha permesso di viaggiare con la fantasia, ma anche di aprire nuove porte. Amo la letteratura, mi piace scrivere e mi emoziono particolarmente quando ricevo qualcosa che è stato scritto per me. Non mi capita spesso. Però, a volte, leggendo qua e là nella rete m’imbatto in cose che mi colpiscono particolarmente. Sono pensieri dai quali emergono emozioni che mi appartengono, anche se chi le scrive vive lontano da me e segue strade diverse dalle mie.
Avrei voglia di rispondere, ma ho come l’impressione di entrare dentro un’anima senza il permesso. Vorrei dire che ci sono, che anche io provo e sento le stesse cose, ma so che quelle parole non sono state scritte per me. Eppure…
Eppure ci sono parole che toccano i sensi e sento quei sapori e quegli odori che chi ha scritto ha assaporato in un momento diverso dal mio. Forse voglio crederlo o, forse, siamo più vicini di quel che crediamo.
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