Nella penombra ritrovo i contorni perfetti,
da sempre. Oggi più che mai.
C’è chi ha bisogno di luce per vedere,
ma io sono cieca e cerco occhiali scuri per guardare.
Colori netti sotto il sole riacquistano spessore al tramonto,
quando le ombre prendono il sopravvento e il latente diventa visibile.
Mi guardo allo specchio, nella penombra
e scopro quell’immagine interna di me
cercata per anni, persa nella luce dei vent’anni
smarrita nel buio di una nascita annullata.
Vedo nella notte,
ma devo vivere di giorno
costretta a guardare anche ciò che non vorrei.
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C’è il sole, ma anche una leggera brezza che impedisce di sudare. Ferma davanti al 127, fumo una sigaretta e aspetto. Gli sguardi curiosi degli automobilisti, un operaio che m’indirizza un fischio d’ammirazione, un uomo anziano che impiega un quarto d’ora a parcheggiare, il portiere che mi guarda chiedendosi dove mi ha già vista. Penso alle volte in cui sono stata ad aspettare su questo marciapiede e alle sere d’inverno in cui, sola, uscivo dal portone con le spalle ricurve sotto un peso che non potevo condividere con nessuno. C’è il sole oggi, è l’ora di pranzo, l’aria profuma di settembre. Se potessi, vorrei un anno fatto di dieci settembre, un luglio e un aprile… ma oggi quest’aria carica di promesse non lenisce l’ansia che mi stringe lo stomaco.
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