Animal Kingdom è come un pugno nello stomaco quando meno te lo aspetti. Uscendo dalla sala, dopo l’anteprima, è così che mi sono sentita: come se mi avessero preso a pugni mentre ero tra gli scaffali del supermercato a comprare biscotti.
La violenza scivola tra i giardini e le strade di una periferia che sembra la squallida anticamera di Melbourne, una città ricca di giardini lussureggianti e architettura vittoriana, piena di tram, di caos e di vita. Non c’è vanità in questi criminali che non indossano abiti firmati, non sfoggiano macchine di lusso e non vivono in palazzi signorili. Sono persone ordinarie, che fanno la spesa al supermercato e vivono in case di periferia dotate di ogni elettrodomestico, unico indizio delle ricchezze accumulate con rapine e spaccio di droga, delle tane nelle quali trovano rifugio, qualunque cosa accada. Persone sciatte e prive di gusto che passano inosservate, fino a quando non trasformano l’arroganza e l’ignoranza in violenza senza mezzi termini e, spesso, senza via di scampo. Sia che si tratti di accendersi una sigaretta in un bar, infischiandosene dei divieti e dei richiami della cameriera, sia che si tratti di minacciare con la pistola un automobilista arrogante. Man mano che il film si sviluppa, anche il più semplice gesto di uno dei membri della famiglia Cody ci fa stare in tensione, in attesa del peggio.
Tron: Legacy è il seguito di un’avventura iper-tecnologica ambientata in un mondo digitale.
Nel 1989 Kevin Flynn (Jeff Bridges) creò il videogioco più venduto della storia, ma dopo poco sparì abbandonando il figlio, Sean di 7 anni…
Una telefonata inaspettata fa sperare a Sean che suo padre non sia scomparso del tutto… Tron Legacy, dal 2011 al cinema.
Ed ecco il primo film con il giovanissimo Jeff Bridges, ancora lontano dall’Oscar guadagnato domenica scorsa per Miglior Attore del film Crazy Heart. Prosegui la lettura…
Sembrerà assurdo, ma per avere la speranza di vedere il nuovo film di Alejandro Amenabar (The Others, Mare dentro, Apri gli occhi) dedicato a Ipazia, matematica alessandrina inventrice del planisfero e dell’astrolabio, donna di grande cultura che fu protagonista della prima battaglia tra scienza e fede, bisogna firmare una petizione. Il film, infatti, non piace alla chiesa per il suo atto d’accusa nei confronti dei fondamentalisti religiosi e nei confronti del vescovo di Alessandria che perseguitò la donna fino alla morte. Ad oggi, i distribuitori italiani tacciono e non esiste una data di uscita nelle sale del nostro paese.
Mi sembra follia. O, peggio, ordinaria amministrazione.
Io ho firmato qui.
Se volete visitare il sito ufficiale del film potete farlo qui.
Intanto, date un’occhiata al trailer che ho trovato sottotitolato in italiano.
Ecco una gallery di immagini prese da Home, il film prodotto da Luc Besson e realizzato da Yann Arthus Bertrand in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente. Si tratta di un viaggio spettacolare nei luoghi più suggestivi della Terra, ma anche in posti devastati dall’uomo. Dovunque, anche dove i paesaggi sono stati deturpati o distrutti, una speciale telecamera in HD ha consentito riprese d’incredibile qualità, che proiettano lo spettatore dentro le foreste o sui ghiacciai.
Il film è disponibile integralmente su youtubefino al 14 giugno e io ne consiglio a tutti la visione. Non ho resistito, però, alle immagini che ho catturato dal film e che posto qui come fossero quadri, per chi avesse voglia di guardarli e per me, che voglio conservare la magia e la bellezza del nostro pianeta tra i miei ricordi.
In quest’ultima settimana mi è capitato di vedere due remake, naturalmente sulla Tv via cavo, perché quando uscirono al cinema li evitai accuratamente. Si tratta de Il pianeta delle scimmie di Tim Burton (ahimé, il suo passo falso) e Rollerball di John McTiernan.
Mi chiedo: ce n’era bisogno? Sono un’appassionata di fantascienza e credo che l’unica molla che abbia spinto le major a finanziare questi due progetti sia stata l’idea di guadagnare grazie a due titoli cult, rivisitati e corretti a uso e consumo dei più giovani.
Ma quale è stata la motivazione che ha spinto i due registi a prestarsi a questo scempio? Perchèdi scempio si tratta, in tutti e due i casi. Volendo anche partire dal presupposto che la nuova generazione non abbia visto gli originali e, anche nel caso li avesse visti, avrebbe preferito le versioni aggiornate (come fossero software) – ma non ci credo, perché gli appassionati di fantascienza di qualunque generazione conoscono e apprezzano i capolavori – con che spirito si possono intraprendere simili operazioni che stravolgono atmosfere, significati e immagini scolpite nella mente degli spettatori?
Non starò qui a raccontarvi nei dettagli le scene imbarazzanti e i cast, mai all’altezza degli originali, anche perché probabilmente avrete visto i due film, spero non pagando il biglietto. Piuttosto mi chiedo cosa vedranno i nostri figli fra 20 anni, forse il remake di Blade Runner? … Mi sembra sacrilego il solo pensiero e spero che ci sia sempre qualcuno a tramandare, diffondere e ricordare gli autentici capolavori della cinematografia di fantascienza.
P. S. Per chi non li avesse mai visti, ma gli unici giustificati sono quelli sotto i 20 anni, consiglio soprattutto Rollerball che va visto anche per le atmosfere (e la grafica) puri anni ’70. Mentre, Il pianeta delle scimmie, seppure sia un cult, ha come protagonista Charlton Heston che, dopo la pietosa figura fatta in Bowling a Columbine per le sue idee, ha appannato e alterato tutti i miei ricordi sui mitici film di cui è stato protagonista… Non posso più pensare a lui come all’eroe difensore dei deboli, purtroppo.
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