Stamattina mi sono svegliata con la sensazione di aver perso qualcosa. Non un oggetto, ma una cosa importante, una perdita irreparabile. Sicuramente avrò fatto un brutto sogno, ma ultimamente è una sensazione ricorrente, lo capisco solo ora. Si manifesta con malinconia, intolleranza, stanchezza e dolori sparsi, ma è un unico lutto che non riesco a elaborare. Forse, però, non voglio metabolizzarlo. Voglio sentirlo fino in fondo e scoprire dove mi porterà. Non so neanche se sto percorrendo la strada giusta. Ancora una volta, vista dal di fuori, devo sembrare un’irrisolta, un’incontentabile, per alcuni una persona capricciosa che non sa apprezzare quello che ha. Io, invece, mi sono sempre sentita un’artista nel profondo e so che periodi e sensazioni come queste portano sempre alla creazione di qualcosa di nuovo. Forse, sto semplicemente cambiando pelle per l’ennesima volta, separandomi da un’immagine che ha fatto il suo tempo, per rinascere ancora una volta.
Aveva un talento speciale VicKy: la ricerca del bello.
Guardare l’ordine e serbarlo negli occhi.
di Mariano Cajafa
12 giorni, 8 notti, all inclusive con partenza da Roma, scalo a Helsinki, e arrivo diretto a Creta. Resort 5 stelle, con pranzo e colazione a buffet, acqua e vino inclusi, soft drinks e letto di rucola al chiaro di luna. Tre giorni in crociera per l’Egeo, due dei quali facendo il percorso Benessere, olii essenziali, pietre dell’ammmore e il pesce te lo tirano dietro direttamente dalle case dei pescatori. Con 100 pernotto, con 200 me ne vado. Oppure 8 notti a pagamento, le altre 4 fattele regalare! All inclusive, comunque.
Mi sento così, in questi giorni.
L’unica priorità è stare bene.
Non riesco ad averne altre o a darne ad altri.
Penso solo al momento in cui uscirò da questo ufficio, almeno per 20 giorni, e al tempo che avrò da dedicare a me stessa.
Non mi era mai successo di sentirmi così, di non avere spazio per gli altri.
Chiedo scusa, ma chiudo per ferie.
Ci sono giorni in cui non ci si sente in forma e, guardandosi allo specchio, si alternano facce da incubo a facce più o meno accettabili. Con il tempo ho imparato che le visioni da incubo corrispondono generalmente a stati interiori. Come in un film di Stephen King in cui nello specchio appaiono fantasmi, mostri e zombie di vario genere, anche se è solo il protagonista a vederli. Le facce accettabili, invece, dipendono dalla luce che si ha in bagno: più è bassa e meglio è! 😉
Stamattina, che non è stata una delle migliori, ho evitato sguardi prolungati per non vedere mostri, limitandomi a specchiarmi a pezzi: gli occhi per mettere la matita, le labbra per il rossetto ecc. Arrivo in ufficio e gli specchi dei bagni mi rimandano un’immagine migliore: sono al buio, per fortuna! Mi siedo al computer e, mentre scorro le pagine, bussano alla porta. E’ un signore gentile e discreto che ha sbagliato piano. Gli do le indicazioni e lo saluto. Neanche 20 secondi dopo bussa di nuovo, entra e fa: “Lei è molto carina, perciò mi ha fatto comunque piacere vederla!”.
Sorrido, ringrazio e allibisco.
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