Sento.
Ascolto le parole
vuote della ragione.
Sono fredde, seppur accorate
e chiedono conforto alle mie parole.

Teoremi che cercano dimostrazioni,
ragione che pretende motivazioni.
Un dolore che vuole essere lenito
e continua a chiedere le cose sbagliate.

Attacco il telefono e respiro.
Richieste, solo richieste.
Stessa forma, stessi contenuti.
Rispondo, ancora
a qualcuno che spero comprenda.
Progetti di cose semplici
la gioia di rivedersi.

Sento.
Percepisco la tensione fisica
attraverso le dita.
Muscoli tesi sotto pelle liscia.
Accarezzo con dolcezza
per sciogliere timori.

Sfinita, mi rannicchio sotto la coperta.
E’ freddo fuori, è freddo dentro.
Sento un vuoto di carezze
ma lo dimentico nel sonno.

Di nuovo il telefono.
Qualcuno all’altro capo
ha il tono ruvido
della rigidità.

Sotto la preoccupazione
sento qualcosa d’indicibile.
Un misto di rabbia e vuoto
malcelato dal tono della voce.

Stanca, alzo la voce.
Basta.

Non voglio più ascoltare
echi del passato.
Non voglio più sentire
l’ansia del futuro.

Io voglio solo vivere e amare.
Ora, adesso.

Vivo finalmente nel presente
e qualcuno grida dentro di me
per allontanare le streghe
che vogliono riportarmi
all’inferno.

Vorrei solo chiudere gli occhi
e dormire per un pò.
Vorrei solo addormentarmi
per sognare fra le tue braccia.

Ma non parlo, non chiedo.
In silenzio, sento lacrime rigare il volto.
E sono calde,
come l’amore che urge dentro di me.