Ti farai perdonare? #3
Salvatore caro,
passai juorni prima d’addecidermi a scrìviri… Questo misi di lontananza e le parole tò, di passione a volte, mi ficiro pinsari assai. La tua assenza, ri principiu mi pisò, poi mi ci abituai pinsando ca, in fondo, non putevo spiarti di lassari alle spalle tutt’inzèmmula la tua vita passata. Sugnu donna Salvatore, fimmina romantica e passionale, e le parole tò ardenti mi ficiro perdìri la testa. Ma poi, nei juorni in cui nun avìa notizie, sentiì ‘nzemmula ca tu dovevi stari lontano per capiri chiddu ca provi pe mia. Si avessi deciso di maritare la picciotta ‘mmericana, stava a significari che il nostro amore vero non fu… Piansi e taliai il cielo spiando una stiddra cadente, vulìa ca tu restassi mio.Mi scrivisti ca ti saresti fatto perdonare per non avermi dato notizie e ti sentiì sincero. Dissi a me stessa ca chista storia nun fu na babbiata, ma sulo col tempo avrei saputo se sarebbe stata reale puro dimani. La vita, prima di te, era china di affetti famigliari, di spasimanti più o meno convinti, di riunioni di beneficenza e di amicizie più o meno vere, ma tu… tu mi facisti cridiri di nuovo all’amore.
Soffriì parecchio prima di accanuscerti, te lo dissi. Criditti a n’omo bono ma vigliacco, che non ebbe gana di assumersi le sò responsabilità. Un favuso. Ma io lo amavo, pinsavo ca cu mia putiva truvari la filicità. Mi illusi, Salvatore, come succede alle fimmine sciocche e romantiche.
Di tia, invece, Salvatore mio, nun mi fidai pe nenti… forse a causa del passato, o forse per le voci ca ficiro pirsone ‘nvidiose ca ti girano attornu. Però quanno ti vidi la prima vota, Toruzzo gioia dell’occhi, sentiì ‘na scossa rintra…
Nulla potei per mettere a taceri o cori.
E quanno tu mi parlasti, quanno anche tu apristi le porte dellu cori, seppi ca ti volevo…
M’hanno ditto ca nun ci si deve fidare dell’ommini, ma tu sei stato sempre onesto e l’occhi tò non mentono Salvatore. Presto, forse, potrò taliarli ancora e capirò.
Allora saprò se lu me cori potrà continuare a tuppiare (insieme allo tò, come mi scrivisti), saprò se sei l’omo d’onore ca dici di essere e, forse, se mi terrai fra le vrazza, ti perdonerò.
Carmela
23 agosto 1930
@peppermind
Nono, non si è sposato! La famiglia voleva fare un matrimonio d’interesse, ma lui avrebbe parlato con il padre per raccontargli della sua storia con Carmela… Lei, però, ancora non sa come è andata a finire perché Salvatore non è ancora tornato dall’America 🙂
Sì, continua… non avevo inteso che si sposasse con un’altra in america… ci son rimasto male °__°
@Koralyn
… sì, continuerò e volentieri, perché mi diverto e perché mi piace approfondire la conoscenza del dialetto siculo.
Purtroppo, non ho il tempo che vorrei a meno di restare in piedi l’intera nottata e ci sono momenti, come questo, in cui per ‘nervosismo lavorativo’ mi passa la voglia di qualunque cosa… ma sono momenti, poi come dici tu tutto si aggiusta, spero!
La danza del gabbiano è piaciuto anche a me. Il Montalbano letterario è sempre più reale, soprattutto quando si riferisce direttamente al suo alter ego televisivo, quel tale… come si chiama? Zingarelli, mi pare… 😀
Proprio ieri ho finito di leggere l’ultima avventura di Montalbano, “La danza del gabbiano” e come sempre quando arrivo alle ultime pagine non vorrei proseguire nella lettura per non staccarmi da quei personaggi, divenuti così familiari da sembrare reali, conoscenti, amici (in questo libro, poi, ho trepidato per Fazio…). La tua lettera allunga il piacere dell’atmosfera sicula così meravigliosamente raccontata da Camilleri, quindi continua, continua…