E se
E se dicessi che mi commuovo ogni volta che vedo un film in cui alla fine Lei trova l’amore della sua vita che la sposa con un matrimonio romantico in riva al mare? E se dicessi che avrei voluto fare la ballerina perché la danza è una delle poche discipline che fonde il corpo con la mente? E se dicessi che soffro terribilmente all’idea di non avere bambini? E se io non fossi solo una donna intelligente, autonoma e solida, ma fossi anche una persona che sogna e che s’innamora di chi riesce con uno sguardo a farla sentire compresa, amata, stimata e desiderata? E se avessi lottato tutta una vita per costruire un’immagine, vera sì, ma anche conforme a quello che ci si aspettava da me, lontana dagli schemi che la società impone e critica allo stesso tempo, svuotandoli e riempendoli di significato a seconda delle occasioni?
Ho esagerato volutamente queste ipotesi perché riflettevo su quanto sono reali i nostri desideri, le mete e gli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere, l’immagine interna di noi stessi che percepiamo e che ci sforziamo di mostrare agli altri.
Personalmente, al di là di ogni banale considerazione su sogni reali o presunti tali, so e sento di aver cercato per tutta la vita la sostanza che si nasconde dietro la forma, ma per questo ho trascurato e rimandato appuntamenti che non ti aspettano se gli dai buca all’ora stabilita.
Sono arrivata in ritardo perché volevo capire fino in fondo ogni cosa che mi accadeva, ma c’erano cose che dovevo sentire e non capire…
E ora, che ho imparato a dare il giusto peso a un’idea e a un’emozione, so di non potere avere ciò che, per me, ha più valore nella vita. O forse no.
Restano il senso della realtà e il disincanto a tenere nascosto il sogno romantico di uno sguardo capace di comprendere.
Io penso che ognuno di noi abbia desideri, infiniti come le fragole.
Poi giorno dopo giorno le cose si avvicendano e in qualche cosa si riesce, in altre cose no.
Ma è la struttura stessa della vita che per quanto oggi riesca a concedere possibilità più ampie non è mai equa con nessuno di noi.
Questo è un discorso che si applica a tutto, a prescindere dal traguardo, vale per chi vuole fare il “pilota che fa i rally” come la pubblicità della Macleens degli anni ’70, come per chi si guarda indietro e si immagina genitore di un marmocchio che ormai è già in terza media.
C’è chi pensava di fare l’apicultore e in realtà si ritrova battilastra V livello in Fiat Mirafiori.
Sono esempi, ok ma sono situazioni che fanno parte della amara, cruda e triste realtà che ogni giorno abbiamo intorno a noi.
La cosa importante è mantenere un livello di coerenza con il proprio “io” e accettare quel che ci accade come il flusso normale della nostra vita.
Potreste dire che sbaglio, che chi non supera la soglia della povertà fa fatica a trovarsi in accordo con un discorso simile… e forse avreste pure ragione.
Ma in fondo tutti abbiamo avuto delusioni più o meno amare da cui riprenderci.
Tutti, sopratutto chi lo nega.
A me sono capitate cose negli ultimi due anni che non avevo per nulla pronosticato, ma sono capitate appunto, successe, accadute e con quello ho dovuto fare i conti. Mi pare che fosse Aldous Huxley a dire una cosa tipo: “la vita non è quel che ti accade, ma quel che fai con ciò che ti accade” ed il senso è proprio quello.
Forse forse alla fine dei conti non è importante arrivare a vedere cosa uno ha fatto, ma come lo ha fatto, non un numero di conquiste ma la qualità di queste.
Non lasceremo nulla a chi arriva dopo di noi perché oggi non siamo abituati al concetto di qualità che possa durare nel tempo. Siamo perennemente latentemente insoddisfatti quando in realtà noi abbiamo a disposizione tutto quel che ci serve per restare tranquilli perché se ci guardiamo intorno, vediamo il baratro e gente che sta male sul serio. Abbiamo acquedotti romani ancora funzionanti, abbiamo case bellissime e d’epoca come quella pubblicata da Fabrizio nelle nostre città, abbiamo beneficiato di tutto ciò che è stato scoperto ed inventato fino ad ora.
Come ricorderanno la nostra generazione invece?
Sono andato un po’ off-topic, ok, ma è tutto tremendamente connesso… almeno secondo me.
Non proprio: io credo che riflettere sia un istinto come tanti altri.
Come mangiare.
Ma mangiare TROPPO non è più istintivo che riflettere troppo.
Quel che dici tu è, secondo me, il metodo che le sensazioni utilizzano per organizzarsi nel tempo: si educano, insomma.
@VicKy
Più che criptica scontata: intendevo proprio che puoi avere ancora ciò che ha più valore nella vita. A volte sono peggio di un Bignami (e forse è per questo che mi piace twitter…) 😉
@koralyn
Troppo criptica… o troppo chiara, forse. Non so se ti riferisci a me, dicendomi che posso ancora avere ciò che ha più valore nella vita…
Beh, il ‘forse no’ era possibilista, ma sono anche realista e so che non tutti, indipendentemente dall’impegno e la determinazione che ci mettono, riescono a realizzare certi progetti. Magari, io sono tra quelli… 😉
“E ora, che ho imparato a dare il giusto peso a un’idea e a un’emozione, so di non potere avere ciò che, per me, ha più valore nella vita. O forse no.” Ecco direi sicuramente no.
@Pepper
Arriva un momento, caro il mio filosofo 😉
in cui l’istinto riflette… sembra un controsenso, ma succede che il corpo reagisce istintivamente agli stimoli, rifiutando ciò che è negativo prima che il cervello ne esamini le ragioni e ci porti a comprendere e giustificare anche quello che ci distrugge.
Non è un momento che ‘cade dal cielo‘, naturalmente. Piuttosto è il risultato di lunga ricerca. A questo punto il nostro equilibrio si tara ogni istante sulle sensazioni che, anche se talvolta ci sembrano inspiegabili, spesso percepiscono veramente la realtà…
Hai presente la frase ‘mi è antipatico/mi piace a pelle, ma non so il perché visto che non lo conosco?‘
Ecco, più o meno questo il concetto. Che non mi sembra così lontano dal tuo ‘istintivo riflettere‘… o sbaglio?
@Klauaus
Hai visto la luce (tanta), ma non hai messo su la tua band! (Blues Brothers) 🙂
@Fabrizio
Ti avrei menzionato anche 3 volte, inserendo il link all’altro tuo bellissimo blog fotografico, ma ho pensato che, come suggerisce Pepper, chi non trova non merita 😀
Detto ciò, caro Fabrizio, rimango sempre colpita dalla tua capacità di cogliere il senso profondo di quello che scrivo, comprendendo i miei stati d’animo, ma anche i frutti di una profonda elaborazione.
I tuoi commenti contribuiscono sempre a ricordarmi il senso di questo blog.
Grazie
p.s. e per la cronaca, no, non ho perso la speranza di trovarlo 🙂
Al momento penso che sia istintivo riflettere, e magari non vivere alcune occasioni, come buttarcisi più o meno irriflessivamente.
Sono con Hume, quando definisce l’attitudine razionale né più né meno come un altro istinto.
Il problema è incriccarci sopra, a questo istinto ragionante, paure e masturbazioni cerebrali non del tutto istintive (perché la paura del buio è istintiva, ma la paura di aver speso troppo è una pippa, tanto ormai hai speso…)
…e se dicessi che ti capisco su tutta la linea?
E poi, parlate a me di ritardo! A me che ho visto la luce (tanta luce :D) con dieci anni di anticipo?!?!
In primo luogo mi sono emozionato nel leggere le parole che hai inteso riservarmi e ti ringrazio (anche per l’emozione). Spero di non deludere anche in relazione a questi “Points of View” qui a lato ove mi onori della menzione (due volte). Circa invece quanto qui scrivi mi piace leggere come disincanto e senso della realtà contribuiscano a tener nasconto in fondo al cuore il sogno romantico di uno sguardo capace di comprendere, perché ciò mostra, a mio avviso, due cose. La prima è che non hai perso la speranza di trovarlo, la seconda è che ne hai consapevolezza della sua esistenza.
😀
Vicky Jr… PAURA!!!
La domanda è:
è meglio aver (forse) perso delle occasioni, ma aver acquistato la capacità di scegliere e limitare le cazzate, oppure aver colto tutte le occasioni senza aver avuto la consapevolezza dell’importanza che avevano e, quindi, avere rimpianti e/o rimorsi?
Io, tutto sommato, non ho rimpianti né rimorsi, come ho già detto qui, ma ci sono eventi, la nascita di un figlio per esempio, che hanno tempi stabiliti e so che il mio è agli sgoccioli.
E’ stata una scelta, perché credo che un figlio sia il frutto di un rapporto e non qualcosa da ‘far capitare’ a seconda del proprio orologio biologico. Nonostante ciò, mi dispiace non aver incontrato nel momento giusto una persona con cui poterci pensare.
Ma, forse, non l’ho incontrata perché anche io non ero pronta…
Ti capisco.
Anche io “sono in ritardo”.
E non ho nemmeno delle valide ragioni come le tue.
Sono solo in un punto in cui non vorrei essere, e ciao alle occasioni che vorrei avere, ma non avrò.