Sono ancora in tempo?
Sono nata con la televisione in b/n, i dischi in vinile e il telefono fisso. Ho assistito alla diretta televisiva dello sbarco sulla luna (ero piccola, ma me la ricordo!) e ai reportage sul rapimento Moro. Leggevo Provolino, avevo la bambola Fanella e guardavo Maga maghella. Per anni sono andata a letto dopo carosello, ho mangiato i formaggini di Susanna e bevuto l’acqua idrolitina. L’ascensore di casa mia andava con 10 lire e un gelato lo compravi con 100. Ora tutto questo è preistoria, ma io non assomiglio ai protagonisti di Jurassic Park. Quando rivedo le immagini di repertorio della mia infanzia ogni cosa sembra lontana anni luce, come se avessi fatto un salto nell’iperspazio.
Nonostante cellulari, DVD, computer e TV satellitare, mi sembra però che la nostra crescita sia stata inversamente proporzionale al progresso. Nella mia vita tutto è avvenuto in ritardo rispetto all’implicita tabella di marcia della società: a 15 anni la prima esperienza sessuale, a venti l’università, a trenta matrimonio e figli, a quaranta una carriera di successo, viaggi e agiatezza economica. Io ho fatto l’amore la prima volta a vent’anni, mi sono iscritta all’università a ventiquattro, a trenta ho lasciato il mio fidanzato storico e ho detto addio a una probabile carriera di successo qualche anno fa, dopo aver cercato inutilmente di oppormi alla folle logica di un imprenditore ‘malsano’.
E continuo ad essere in ritardo… mi dilungo, mi allungo, dilazionandomi esasperatamente nel tempo. Prolungo gli istanti che in breve si trasformano in minuti, in ore preziose rubate al “fare quotidiano”. Un fare inutile, dissociato e disorganizzato che dovrebbe contribuire alla crescita del PIL, ma si riduce a un isterico andirivieni di insetti alienati che accumulano cibo per la sopravvivenza.
Io però rallento, seguendo un metronomo invisibile che impone il ritmo ai miei movimenti.
Ritardo e penso. Ritardo e sono. Ritardo e vivo.
intellettuale che legge ovviamente!!
kissini Vicky Mentola
Beh, non credo proprio che il tuo commento sia andato fuori tema, altrimenti non ti avrei risposto così!
Immaginavo che un post del genere inducesse a riflettere sui propri tempi ed è ciò che è successo…
Ognuno, infatti, ha parlato del poprio rapporto con il tempo e con il concetto di ritardo. A parte Willy, ma lui è un intellettuale… 😉
Ho letto i nuovi commenti e mi sono reso conto che avrei dovuto rileggere il tuo post. Mi sono reso conto, come spesso accade, che non avevo capito un cXXXo.
Tu parlavi di ritardo e io ne approfittato per parlare dei miei problemi col tempo e pontificare. Ammazza che palle. Però almeno questo di commento c’entra, l’ho capito in ritardo.
Buonanotte.
@willy
Ritardo n.3 e ritardo n.4 sono i miei, assolutamente!
Se apri un bloggo devi chiamarlo Le cahiers du Willì, très chic, beaucoup d’intelletuale… 😉
@klauaus
può darsi che tu lo sia… soprattutto se ti ci senti, ma pensa ai vantaggi: puoi avere ancora la carta sconto del cts e corteggiare le 18enni senza rischiare l’arresto! 😉
p.s.
ho avuto un epifania.
apro un bloggo pur’io!!
posso chiamarlo
justmyblablanet.com
se mi benedici lo varo e ti lo bottiglia.
bacetti perfetti
ritardo può essere:
1) non mi vengono, forse lo chiamo giacomo
2) questo lievito non funziona sono ore che aspetto.
2 bis) questo lievito (per non farinacei) non funziona manco lui.
3) l’aereo è partito da 20 minuti e io sono ancora sul GRA.
4) Al cinema in ritardo non posso entrare, sai che non posso!
Che dire???!!!
io (di default) ho sempre pensato di essere in ritardo di 10 anni, …puliti.. puliti. 🙂
Porca miseria!!!!!!!!!
no, rimpianti nessuno, non ne abbiamo motivo: possiamo sempre cambiare idea e tornare sui nostri passi, e sempre sempre ammettere di aver sbagliato e prendere un’altra direzione. tanto abbiamo tempo… 😉
@Koralyn
Vedi? Il tuo commento è la prova VIVENTE 😉 che il ritardo è una questione interna. Dal mio punto di vista tu non sei affatto un bradipo, ma una persona energica e attiva, sempre in movimento (pure troppo, iperattività!) e rispetto alla tabella di marcia, non hai grandi ritardi, secondo me.
E’ una questione di carattere: quando lavori tu ti concentri su una cosa e non senti altro, io no. Mille cose insieme, troppe.
Far incontrare il proprio tempo interno con quello degli altri è tutta un’altra cosa. Come dici tu, ci s’incontra in una stazione affollatissima e si cambia destinazione per poi tornare a prendere il treno che ci riporta indietro. Tutto è lecito, secondo me, tranne i rimpianti. Piangere sul latte versato, mentre si è scelta la propria direzione non ha senso. La vita è una sola e non è mai troppo tardi per ammettere di aver sbagliato e ricominciare.
Ecco, l’ho detto: non è mai troppo tardi! 😀
beh, che dire? il mio soprannome è BRADIPO, ci sarà un motivo? anche a me ha toccato molto questo post, perché quanto a non essere mai nella tabella di marcia giusta sono un’esperta, è tutta la vita che mi esercito ad andare fuori tempo (massimo). E ha ragione l’allegro tatuato, la difficoltà sta spesso nel riuscire a far andare d’accordo il proprio tempo interno con quello esterno, della vita reale, che spesso ci dà una pista e finisce per schiacciarci (tra le righe, cercavo di dire qualcosa del genere nel mio ultimo post sui 30 giorni…). E ancora più difficile è far incontrare il proprio tempo interno con il tempo interno di qualcun altro. Le stazioni sono affollatissime di gente che scende e sale dai treni, cambia binario, destinazione, direzione, poi magari risale sul treno che aveva lasciato 10 anni prima e scopre che in fondo andava bene. fino alla prossima meta.
Un fallito presuntuoso…?
Teh.
Ti abbraccio e ti ringrazio ancora.
Eccomi…! Sono in ritardo, ma voi capirete 🙂
@Rob
In realtà, caro Rob, la storia del treno in ritardo me l’hanno propinata per anni e per anni mi sono ribellata come un burattino impazzito, scalciando a destra e a manca, per dimostrare a tutti che non ero in ritardo e che stavo recuperando. Il fatto è che il mio tempo interno era “scollato” dalla realtà e, nonostante m’impegnassi per essere puntuale, quello, il tempo interno, non coincideva mai…
Poi però, sono successe tante cose e, giorno dopo giorno, qualcosa è cambiato. Non dirò che il cambiamento è avvenuto da sé, mentirei. Ho lavorato in silenzio, tanto.
Ho scoperto che oggi ogni minuto di “presunto” ritardo è solo il mio modo sano di rifiutare ciò che non va. Ora mi sto riprendendo tutto il tempo che ho regalato invano.
Non ho sbagliato binario, anche se qualcuno pensa il contrario, sono solo scesa ogni volta che il treno era quello sbagliato, trovandomi spesso nella stazione di partenza. Per fortuna ci sono treni a tutte le ore e il cosiddetto tempo perso l’ho usato per intraprendere i viaggi che mi hanno portato sin qui.
Ora so su quali treni non serve salire, su quali non ne vale la pena e quali sono quelli che mi offrono un viaggio nuovo davvero. E non è poco, credimi.
Buongiorno.
Purtroppo sono di nuovo assiduo, perdona quindi la mia logorrea bis.
Vorrei cominciare dicendo che è uno dei due post che mi hanno toccato di più. Ricordi l’altro…?
Abbiamo assistito insieme a tanti altri coevi alle cose che hai menzionato, insieme siamo stati parte (attiva o meno) dei cambiamenti sociali ed evolutivi. Riguardo questi ultimi, anch’io mi chiedo quali.
Mi sembra che a livello di coscienza, tutto questo risveglio globale non ci sia stato. Per non parlare dell’Environmental Consciousness.
Qualcun altro, oltre a me e te, si è reso conto di essere Out Of Step With The World, per dirla alla Minor Threat.
Il caro vecchio (un pò più di noi invero) Prince Faster da tempo spinge la Lega dei Rallentatori del Mondo e tanti altri ultraquarantenni, dopo una lunga vita frenetica ma “sicura”, hanno deciso che avevano corso abbastanza, scegliendo di cambiare marcia. Qualcuno ci ha solo pensato, qualcuno l’ha fatto.
Io sono lento per natura eppure il mio metronomo interno scandisce un tempo Hard Core. In una mattinata posso morire e rinascere due, tre volte. E le ore a volte sono intere vite, non perché mi annoio, ma quando mai, solo perché i viaggi alla scoperta dell’orrore e della meraviglia che abbiamo dentro portano un rallentamento completamente astratto a quel che c’è al di fuori di noi. Quel che non si riesce proprio a fare è integrare il nostro mondo interiore a quello oggettivo, quotidiano e ben conosciuto, senza perdere qualcosa in una delle due sfere.
Quando riusciremo a vivere in entrambi i mondi, quando saremo in grado di sovrapporre non solo i nostri ma tutti i metronomi degli uomini, smetteremo di scrivere della nostra presunta diversità e potremo cominciare a ragionare col cuore senza scappare a mille all’ora dinanzi alle dualità che ci fanno paura.
Anche perché in quel momento non ci troveremo davanti altro che una fantastica possibilità di scegliere. Cosa che a volte ci fa ancor più paura. Aut Aut, vivere dentro o vivere fuori.
Che contraddizioni in termini, Vix, a pensarci bene io e te siamo di sicuro tra quelli che stanno più fuori.
Scusa della tirata, ma sto a casa con uno strappo muscolare all’altezza della curva lombare e solo seduto non mi duole. Ergo Computo.
Buona giornata a tutti, per chiudere aggiungo che malgrado quanto detto, rimango positivamente ostile 24/7 nei confronti di praticamente tutto. Non è facile vivere con la testa tra le stelle e i piedi sulle rovine della vita.
Claudio dei Norma, un allegro fallito. Allegro, giuro!
Toh guarda, il concetto del treno in ritardo… Lucy (OPS…) Vicky, convivo con questi pensieri da molti molti anni. Non mi riferisco ovviamente alle innovazioni tecnico/tecnologiche, anche se mi rendo conto che dalla fine dell’Ottocento alla fine del Novecento si sono rincorse scoperte formidabili su tutti i fronti e che forse adesso siamo veramente arrivati al limite per cui non possiamo aspettarci grandi cose… no, non mi riferisco a questo ma ti capisco e MOLTO bene.
Non so in che stazione mi trovassi quando era il momento giusto… il binario evidentemente non era quello.