Appaloosa – Rec.#3
Un western classico, diretto da Ed Harris che ne è anche interprete insieme a Viggo Mortensen, Renèe Zellwegger e Jeremy Irons. Una regia che non cerca mai di strafare e stupire con effetti speciali, privilegiando piuttosto la sceneggiatura ben scritta e piena d’ironia. I due protagonisti divertono con i loro duetti, sfatando il mito del classico pistolero perfetto. Virgil Cole (Ed Harris) è un famoso sceriffo che per mestiere ristabilisca pace e legge nelle cittadine del west, ma è anche un uomo impacciato quando si tratta di parlare, nonostante si sforzi di leggere e imparare. Fortunatamente, ha al suo fianco l’ex-militare Everett Hitch (Viggo Mortensen), sempre pronto a suggerire la parola giusta o a freddare nemici con la sua doppietta.
Il loro nuovo incarico, dopo dieci anni trascorsi a far trionfare la legge, è riportare l’ordine ad Appaloosa, piccola cittadina di minatori presa di mira dal perfido Randall Bragg (Jeremy Irons). Quando in città arriva anche la vedova Allison French (Renèe Zellwegger) la faccenda si complica perché Virgil, che non ha mai avuto una donna diversa da una prostituta o da una squaw, s’innamora di lei.
Ma le apparenze ingannano e la donna per bene non ha difficoltà a flirtare con chi potrà garantirle protezione e sicurezza. Un vero duro l’avrebbe ripudiata, ma in questo film i cowboy sono esseri umani, capaci di comprendere e perdonare. Così niente va come dovrebbe andare in un film western, anche se la storia è una delle più classiche. C’è anche l’eroe, naturalmente, che non è il più bravo a sparare. E’ quello, invece, capace di comprendere e sacrificarsi per amicizia, quello che, seppur bravo, non sarà mai il migliore perchè prova dei sentimenti. Quello che se ne va al tramonto dopo aver messo a posto le cose, amato e rimpianto ancor prima di andarsene, come nel migliore dei classici western.
Voto: 7
P.s. La conferenza stampa è stata interessante anche solo per il fatto di ascoltare la voce profonda di Harris che, occhi di ghiaccio e volto scolpito, ha parlato dei suoi film e dell’amicizia e la stima per Paul Newman, un attore che sapeva cogliere il lato umoristico in ogni suo personaggio.
Altra cosa Mortensen, bello, biondo e pazzo come deve esserlo un attore amato da registi del calibro di Cronenberg, che non ha bisogno dell’interprete perché comprende l’italiano. Alla fine della conferenza, sigaro in bocca, ha tirato fuori la bandiera della sua squadra di calcio preferita di Buenos Aires, dove ha vissuto da giovane per parecchi anni.
Nessun commento per Jeremy Irons, fuori dal personaggio e lontano dalle sue migliori interpretazioni. Era un ruolo perfetto per Daniel Day Lewis, a cui ho pensato durante una scena, ricordando il macellaio Bill di Gangs of New York.
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