E nonostante la tristezza, la delusione, la solitudine, la fatica e la salute che, spesso, non mi aiuta, nonostante tutto ciò io amo…
Amo chi non posso avere, amo chi ho avuto e non ho più, amo le parole affettive e i bambini amo anche questo c…o di lavoro che mi succhia la vita, ma soprattutto amo l’idea che la vita mi riservi ancora delle sorprese. Amo settembre e l’inverno che verrà, amo i sogni che faccio a occhi aperti nei quali coltivo l’ottimismo, amo i ricordi e la possibilità di poterli scrivere. Amo e dunque sono viva.
Resisto in attesa della My Beautiful Reward.
Amo le parole e di loro abuso. La prima parola che ho pronunciato, ero piccola ma proprio piccola, è stata “palla“… Ho imparato a leggerle, pronunciarle, poi a scriverle e ne ho scritte tante, tantissime. Quando le rileggo a volte me ne compiaccio e altre… beh, alcune volte resto sconvolta. E sì, perchè mentre i pensieri, soprattutto quelli più folli, si perdono nelle pieghe e negli anfratti della quotidianità, le parole scritte pesano come macigni.
Non puoi far finta che certe cose non siano mai accadute, non puoi leggerle con la tua mente nuova senza accorgerti, ora, che qualcosa davvero non funzionava… parole astratte, deliri irreali e illusorie credenze, manco fossimo nell’epoca dello Sturm und Drang...
Da una parte, l’armonia di parole belle, anche quando sono dure e dolorose, dall’altra, parole “ammalate” come se un virus avesse corrotto il cervello, alterando qualsiasi percezione.
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Ci riflettevo una settimana fa: troppo spesso non ci accorgiamo di alcune cose scontate.
Lo so, non è un pensiero originale, ma mentre stavo salendo una ripida scalinata pensando al fastidioso problema che m’impediva di esporre le gambe al sole, ho visto un mio amico che saliva davanti a me con fatica a causa di un incidente che gli ha portato via mezzo piede e la mobilità dell’articolazione. Il pensiero che ho fatto immediatamente è stato: quanto ingigantiamo problemi che sono comunque risolvibili?
Pensavo che la maggior parte delle cose che ci rovinano l’umore sono temporanee e sono davvero poche le situazioni che non abbiamo modo di modificare.
Tutto è talmente relativo che, se ce ne ricordassimo nel momento in cui sembra che il mondo ci crolli addosso, forse saremmo in grado di trovare delle soluzioni in tempi brevi.
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Guardo un disimpegnato teen-movie e mi commuovo. Lo guardo ogni volta che lo trasmettono perchè il protagonista maschile è Heath Ledger, che aveva 20 anni ed era bellissimo, e perchè lei, Julia Stiles, assomiglia molto a Carlotta. Come la protagonista del film, anche lei è bionda, bellissima ed è un’adolescente. Quando è arrivata, 14 anni fa, non credevo di poter amare così tanto la figlia di mio fratello, ma quando l’ho vista ho provato un tuffo al cuore: era identica al padre appena nato, a quel fratello tanto desiderato che si doveva chiamare Andrea.
Carlotta è sempre stata bella e io provavo una gioia immensa quando me la lasciavano tenere, non troppo spesso in verità. Non la dimenticherò mai, ad appena 4 anni, seduta in mezzo a una cucciolata di dalmata che la mordicchiavano e le saltavano addosso; nè la sua felicità quando la portavo al cinema e le lasciavo comprare tutte le caramelle che voleva.
Adesso Carlotta si è innamorata e chissà quante altre volte le succederà, ma ora è lontana da me e non ho modo di parlarle e provare ad asciugare le sue prime brucianti lacrime d’amore. Presto tornerà e spero di riuscire a trascorrere una serata con lei, anche se stavolta non porterò al cinema una bambina, ma mi ritroverò con una ragazza che fa discorsi da adulta. Forse mi aprirà il suo cuore e io spero davvero di essere all’altezza…
La amo per mille motivi e anche perchè si chiama come la bambina che avrei voluto avere.
Sembra che destabilizzare sia la carta vincente, in amore. Pare che, invece, essere persone rassicuranti, presenti e capaci di ascoltare conduca solo ed esclusivamente alla condizione di ‘tappetino‘ – chiama quando vuoi, ci sono se hai bisogno, in fondo ti voglio sempre bene, cosa importa se mi hai preso a calci? –
Sembra che la strada migliore non sia rielaborare il torto e provare a costruirci su un rapporto nuovo, se possibile, quanto piuttosto incazzarsi e impedire qualsiasi contatto fino alla dichiarazione di scuse riparatoria, quella che in genere conduce al matrimonio o alla convivenza…
Come dice un caro amico, “tu ci SEI sempre, qualsiasi torto subisca, alla fine ci sei, come se non fosse successo niente” dando per scontato che anche l’altro abbia elaborato e sia pronto a comportarsi diversamente, aggiungo io.
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