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2008: l’anno di Sean Penn

7 Maggio 2008

La notizia rimbalza nel Web ormai da quattro giorni: Sean Penn presiederà la giuria del 61° Festival di Cannes che si svolgerà nella settimana dal 14 al 25 maggio.
La scelta dell’attore e regista americano” ha detto il direttore del Festival Thierry Frémauxera scontata, poiché Sean Penn rappresenta il cinema indipendente americano, un aspetto dell’America che ci piace“.
Il regista, che ha presentato il suo ultimo film Into the Wild alla Festa del Cinema di Roma, ha dichiarato di essere onorato e impaziente di fare il Presidente al Festival di Cannes, anche perchè considera questa nomina come un segno di riconoscimento nei confronti della nuova generazione che si è affacciata sulla scena cinematografica.
Dunque, sembra proprio che il 2008 sarà l’anno della riscossa per l’attore premio Oscar nel 2004 con Mystic River. Se non per quanto riguarda la sua vita privata, visto che il 28 dicembre ha divorziato da Robin Wright dopo 16 anni d’amore, 11 di matrimonio e due figli, sicuramente il nuovo anno non sarà avaro di soddisfazioni professionali per lui.
Il film Into the Wild, di cui parleremo in dettaglio in un post dedicato, rappresenta a mio parere il completamento di un percorso interiore che ha dato risultati immediati nel campo della recitazione, ambito in cui il talento di Sean si è manifestato sin dagli esordi (Bad Boys, A distanza ravvicinata, Colors) per poi consolidarsi con la maturità (Dead’s Man Walking, She’s So Lovely, 21 Grammi, Mystic River), mentre ha seguito dei sentieri più tortuosi nel campo della regia.
Spesso, infatti, gli ottimi film diretti da Penn non sono riusciti a mettere d’accordo critica e botteghino, forse perchè molto intimisti e incentrati su una ricerca personale del regista, poco interessata agli aspetti commerciali del mercato. Il riconoscimento unanime arriva con il film corale 11 Settembre 2001, in cui Sean Penn racconta la sua personale visione del tragico evento senza indulgere nella retorica, mostrando uno sguardo da vero cineasta.

In realtà, riguardando i suoi tre film, Lupo solitario, Tre giorni per la verità e La promessa, oltre a confermare il mio personale giudizio positivo, su storia, cast e regia, si rintraccia facilmente il filo della ricerca di Sean Penn sull’uomo che, quando viene sottoposto alle dure prove della vita, non sempre trova la strada per affermare la propria identità. I personaggi delle storie di Penn sono sempre in conflitto con loro stessi, spesso perdenti anche quando sono nel giusto (La promessa), e comunque impegnati nella ricerca di quella felicità considerata irraggiungibile dopo aver superato l’adolescenza. E’ il caso dei due fratelli di Lupo solitario: uno che trova la serenità accettando dei compromessi e mettendo a tacere il ribelle che è in lui, l’altro eterno fuggitivo, incapace di crescere e accettare le responsabilità. Una dualità che trova una risposta in Into the Wild, il film che uscirà nelle sale il 25 gennaio e che rappresenta la maturità artistica e personale di Sean Penn. La storia, tratta dal libro Nelle terre estreme di Jon Krakauer, è stata un vero e proprio colpo di fulmine per il regista che, dopo averla letta in una notte, ha fatto di tutto per acquistarne i diritti e scriverne la sceneggiatura. Il risultato, che ho avuto il piacere di vedere in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, è un film perfettamente girato e arricchito dalla colonna sonora originale composta da Eddie Vedder già in odore di Oscar, che racconta ancora una volta la storia di un viaggio in cui il protagonista è disposto a rischiare tutto pur di trovare una sua personale dimensione di serenità.

Sean Penn, che è arrivato a Roma un giorno prima per supervisionare personalmente i sottotitoli italiani di Into the Wild, assistitendo alla proiezione in sala fino alla fine, ha già ottenuto diversi premi e nomination per questo film, che finalmente focalizzerà l’attenzione del pubblico sulla sua bravura e non sulle sue passate intemperanze, sulle vicende amorose e, soprattutto, sulle sue preferenze politiche. Da sempre sostenitore del cinema indipendente, Sean Penn non ha mai tenute nascoste le sue idee e anche le critiche rivolte alla politica di Bush in Iraq hanno evidenziato ancora una volta la sua sensibilità politica, che unitamente al curriculum e alle sue prove d’autore ha determinato la scelta dei francesi.
Fra una settimana, durante la serata dei Golden Globe in programma per il 13 gennaio, sapremo se anche l’America ha deciso di riconoscere ufficialmente il talento del regista Sean Penn. L’Europa fa naturalmente il tifo per lui.

Per approfondire: Video dell’intervista a Sean Penn in occasione della nomina a presidente della giuria di Cannes 2008 (fonte RAI News 24)

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