Programmatore Mon Amour
Ventanni fa non esistevano, anzi, quei pochi che c’erano non costituivano di certo una categoria, ma oggi ogni azienda, prima o poi, direttamente o indirettamente, si avvale del loro supporto. Sono programmatori, analisti software e hardware, sistemisti, insomma tutti quei professionisti che, solitamente, se ne stanno in silenzio dietro a un monitor fino a quando non ti forniscono ‘la soluzione finale‘. La maggior parte di loro, quelli bravi aggiungerei, è di poche parole, a domanda risponde e ti saluta se t’incontra, ma difficilmente prende la parola e tantomeno l’iniziativa.
Il programmatore che t’invita a prendere un caffè, in genere, ha altre mire e nella maggior parte dei casi scopri che vorrebbe ‘connettersi‘ con te in maniera diversa da come si connette al suo computer.
La maggior parte dei programmatori è di sesso maschile. Le donne, poche, spesso finiscono per comportarsi come i colleghi uomini.
I programmatori parlano pochissimo, ma se e quando hai la fortuna di sentirli parlare scopri che sono degli artisti inespressi, dei poeti del codice e non puoi fare a meno d’innamorartene. La loro filosofia applicata alla quotidianità è molto più efficace e immediata di quanto poi non risultino le loro creazioni informatiche, molto più complicate da tradurre e comprendere.
La mente del programmatore è matematica: l’uomo e la donna si amano o si odiano, mi piaci o non mi piaci, funziona o non funziona. Non sono ammessi plugin, magari qualche patch, di tanto in tanto.
Loro osservano in silenzio e la seconda volta che ti vedono già hanno memorizzato i tuoi tic, il tuo modo di camminare e i cibi che preferisci. Si ricordano i vestiti che indossi e le cose che dici. Se non li notano o li dimenticano è segno inequivocabile che:
a) non gli sei mai piaciuta
b) non gli interessi più come prima
c) stanno sviluppando il programma più importante della loro vita e tutto intorno a loro è sotto forma di codice, anche tu.
I programmatori si sposano quando sono ancora giovani, come i calciatori, per non avere distrazioni.
I loro uffici sono immersi nel silenzio, rotto solo dal rumore delle ventole e dal ticchettio delle tastiere. Loro sono lì, apparentemente ipnotizzati dal monitor, concentrati fino a quando non raggiungono l’obiettivo. Se ascoltano musica, rigorosamente in cuffia, la scelgono con cura. Tra i tanti, ho trovato un sito consigliato da programmatore a programmatore (…”Per noi programmatori, costantemente in cerca di ispirazione, questo genere musicale è l’ideale”) e se guardate i titoli degli album proposti (Keys, Breakable, Winter Solitude, ecc.) capirete molte cose…
Il programmatore non è mai ambiguo: sa sempre cosa vuole e, in genere, come ottenerlo.
Neanche io sono sfuggita al loro fascino. Ne ho amato uno, solo per cento giorni, proprio come in un romanzo d’appendice. Sono stati i cento giorni più belli della mia vita e so che se non siamo più insieme è solo perchè la nostra unione non era compatibile con il sistema. L’ambiente in cui si era sviluppata non lo consentiva. Chissà, magari un domani, con il diffondersi dell’Open Source…
Lo vedi? Ti stai restituendo da solo!
Il segreto per ottimizzare il funzionamento è un sistema flessibile e aggiornamenti costanti e regolari!! 🙂
il mio sistema si sta ancora riavviando… quando installi troppi programmi e per troppo tempo (svariati anni nel mio caso), il reboot e lentissimo… ho pensato anche di rivolgermi a uno specialista, sai quelli che ti analizzano la memoria e ti suggeriscono il modo migliore per ottimizzare il sistema, ma alla fine sto vedendo che il modo migliore per ripristinare il funzionamento della macchina è disinstallare i vecchi programmi e installarne di nuovi e più aggiornati 😛
I programmatori hanno lo stesso vantaggio in amore di quando un sistema si riavvia?
E’ vero. Sono prestato, ma quando mi restituiscono?
🙂
E menomale che c’è qualche eccezione che conferma la regola!
Vorrà dire che ho ancora speranza di trovarne uno libero 🙂
…e poi, sbaglio o tu sei un matematico ‘prestato’ alla programmazione?
Qualche differenza dovrà pur esserci!
sto ancora metabolizzando il post.
un paio di tue affermazioni mi escludono però definitivamente dalla categoria. se i programmatori si sposano quando sono ancora giovani e sanno sempre cosa vogliono (e come ottenerlo) allora io sono decisamente fuori